Un possibile esempio di capitalismo clientelare?

Il signor Giuseppe Recchi (Presidente di Telecom) è intervenuto all'Italian Digital Day, tenutosi il 21 Novembre a Torino, affermando: "Se è necessaria una tassa, è quella sull'analogico. Bisogna incentivare il digitale penalizzando i processi analogici. E il vantaggio è che, in tal modo, questa tassa andrà poi naturalmente a estinguersi.".

Immagine da: www.againstcronycapitalism.org
Innanzitutto è da notare che, considerando il personaggio in questione, questa proposta sembra tutto tranne che un consiglio spassionato, e già questo basterebbe a far girare le palle. La cosa che però colpisce è il ragionamento misto tra malizia e sottomissione all'apparato statale. Per Recchi a quanto pare il modo migliore per incentivare un settore (il suo, guardacaso) è quello di penalizzare i settori rivali. Per farlo invoca l'aiuto dei burocrati statali. In poche parole: lo schiavo, avendo paura del padrone, piuttosto che chiedere un tozzo di pane in più, chiede che gli altri schiavi abbiano un tozzo di pane in meno. Per avere almeno psicologicamente la sensazione di stare meglio. Almeno l'ipocrisia delle tasse che si estinguono "normalmente" poteva risparmiarsela, visto che offende l'intelligenza dei contribuenti.

Esempio. Ci sono Imprenditore A, Imprenditore B, Imprenditore C, i consumatori. Imprenditore A e Imprenditore B lavorano in settori concorrenti, le attività dell'Imprenditore C sono invece estranee ai primi due. Imprenditore A, amico ed ammanicato con la Pubblica Amministrazione e la Politica, chiede a Mamma Stato che chi lavora nel settore di Imprenditore B venga penalizzato. In questo modo Imprenditore A non deve evolversi per mantenersi concorrenziale sul mercato, è il prediletto di Mamma Stato, non ha bisogno di essere più bravo, gli basta essere più suddito. Imprenditore B, per far fronte alle nuove spese dovute all'aumento della tassazione, si vede costretto ad alzare i prezzi dei suoi prodotti. Una parte dei consumatori "decide" di rivolgersi d'ora in avanti a Imprenditore A, nonostante abbia prodotti diversi da Imprenditore B, per via del prezzo troppo elevato dei prodotti di quest'ultimo. Un'altra parte di consumatori, ormai fidelizzata, decide di diminuire o sacrificare del tutto le spese nei confronti di Imprenditore C per poter continuare ad acquistare i prodotti di Imprenditore B. La cosa viscida e subdola è che Imprenditore A non ha il coraggio di chiedere sgravi fiscali nei propri confronti (che sarebbe già immorale), perché vuole essere accondiscendente con Mamma Stato, meglio quindi chiedere un aumento della pressione fiscale agli altri. 

Chi ci guadagna da tutto questo? In modo indiretto Imprenditore A, certamente (clientelismo e quindi capitalismo clientelare, detto anche crony capitalism o cronysm). In modo diretto solo lo Stato, che avrà maggiori entrate fiscali. Approfittando, tra le altre cose, del fatto che il pagamento delle tasse è obbligatorio, e a chi si rifiuta vengono mandati i gendarmi a casa. Gli altri ci perdono tutti, compresi i consumatori che vedono la loro libertà di scelta diminuita per decisione di un potere superiore, astratto, che pensa al "bene comune".
Questo sarebbe l'effetto dell'intervento statale nell'economia. Ora immaginatevi che questi interventi siano centinaia o migliaia, e potrete avere solo una pallida idea di quanto (soprattutto in Italia, ma non solo) un'eccessiva intrusione dello Stato nella vita dei cittadini sia deleteria ed immorale. Naturalmente poi moltiplicate tutto ciò per milioni di volte e per miliardi di persone, ed avrete un panorama di quello che è l'economia globale.

Saluti
Vidocq

Consiglio la lettura di questo conciso ma interessante articolo da cui la riflessione che avete letto ha avuto spunto: Di "buone tasse" sono lastricate le vie dell'inferno fiscale (italiano)"

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