Intervista all'Onorevole Filippo Gallinella su economia e agricoltura nelle comunità locali

Dopo averci generosamente concesso l'intervista sul rilancio dell'agricoltura nazionale, l'On. Filippo Gallinella, deputato del Movimento 5 Stelle, membro della Commissione Agricoltura e Lotta alla Contraffazione, ci concede una seconda intervista calata in un contesto più specifico, quello delle comunità locali. Le comunità locali, in particolare i Comuni inferiori ai 5000 abitanti, rappresentano le realtà del settore primario forse più colpite dalla crisi. C'è una via di uscita?


Relativamente ai piccoli comuni, la tendenza degli ultimi anni è quella di un pressoché totale abbandono a favore dei grandi centri e delle grandi zone di aggregazione. Quali sono secondo lei le ragioni di tale fenomeno?

La prima e forse più importante ragione è quella della mancanza di risorse economiche che, nel corso degli ultimi decenni, sono state destinate ai piccoli centri, quelli, per intenderci, che non superano i 5000 abitanti. Questa mancanza di risorse, sommata ad una amministrazione che si è spesso mossa in direzioni sbagliate – quali ad esempio, nei comuni che per posizione geografica lo hanno permesso, il sostegno a politiche di edificazione massiccia, oppure la mancanza di politiche per incentivare le giovani generazioni – e che non ha saputo sfruttare il vantaggio della flessibilità nella destinazione di tali risorse, ha fatto si che i centri storici iniziassero un progressivo spopolamento e di conseguenza un abbandono della piccola economia a favore dei più grandi centri commerciali nati a ridosso delle grandi città. Alcuni di questi piccoli centri sono diventati paesi dormitorio, in cui la vita lavorativa e sociale si svolge tutta nella città, altri, quelli che si trovano in zone meno favorevoli dal punto di vista geografico stanno rischiando di diventare dei veri e propri paesi fantasma.

Come è stato affrontato dal Movimento Cinque Stelle questo fenomeno che rischia di far sparire migliaia di Comuni?

In parlamento abbiamo di recente presentato una proposta di legge per la rivalutazione dei cosiddetti “piccoli borghi”. Una proposta molto dettagliata che affronta il tema percorrendo le sue diverse sfaccettature, proponendo anche soluzioni concrete, ad esempio imponendo obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata e fissando limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuovendo la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive. Importante anche il focus sul recupero dei centri storici e quindi della piccola economia locale e per fare questo è la stessa amministrazione a dover attuare politiche di riqualificazione che incentivino sia i cittadini a restare, sia a creare una rete a sostegno del turismo e della cultura che possa creare quel dinamismo sociale che è la vita di un paese. Altro elemento in grado di sostenere l’economia locale è l’incentivo alla produzione agricola e zootecnica che potrebbe rivestire grande importanza per poter garantire una nuova prospettiva per le giovani generazioni.

Quali sono le scelte che un comune può intraprendere per rilanciare la propria economia e nello specifico quella agricola?

Seguendo un po’ le prospettive date dalla nostra proposta di legge e considerando che i comuni con meno di 5000 abitanti hanno sì lo svantaggio di avere meno risorse rispetto ai grandi comuni, ma il vantaggio della maggiore flessibilità nella gestione e la mancanza del vincolo di bilancio, si potrebbero attuare forme di agevolazione e promozione molto diverse, con l’obiettivo di limitare l’abbandono, soprattutto da parte dei giovani. Si potrebbe ad esempio concedere spazi gratuitamente alle attività avviate dai giovani, anche quando si tratta di terreni demaniali da destinare ad attività agricola o agrituristica. Si potrebbero avviare tavoli con le diverse associazioni culturali presenti sul territorio per organizzare iniziative e manifestazioni, ma anche trovare collaborazione della rivalutazione dei centri storici. Relativamente all’agricoltura si potrebbe favorire la vendita diretta e di prodotti agricoli a chilometro “zero”, così da incentivare la cosiddetta filiera corta. La promozione di un'alimentazione sana collegata al consumo di prodotti del territorio, freschi e stagionali, vuol dire assicurare una buona nutrizione e allo stesso tempo sostenere l'agricoltura delle realtà locali. I nostri agricoltori locali fanno buone produzioni, in molti casi biologiche, e sono costretti a venderle a prezzi spesso non remunerativi imposti da regole di mercato e dalla grande distribuzione. Siamo consapevoli che un maggiore consumo di prodotti del territorio non risolve certamente i numerosi problemi del settore primario italiano, ma di sicuro contribuirebbe a garantire un reddito più elevato ai produttori locali

È importante, quindi, che le amministrazioni competenti avviino politiche fiscali e di promozione, ad esempio concedendo spazi pubblici per mercati di vendita diretta, o diminuendo la locazione di negozi che vendono prodotti a chilometro utile. Proprio per questo abbiamo discusso in parlamento una proposta di legge che ha l’obiettivo di definire chiaramente cosa sono i prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, caratterizzata dalla assenza di intermediari commerciali, o composta da un solo intermediario tra il produttore e il consumatore, e a chilometro utile, da intendersi imponendo un limite massimo di chilometri (variabile) tra area di produzione e trasformazione e quella di vendita.

Quanto è importante il ruolo dei giovani in questo contesto?

È fondamentale. Direi imprescindibile. Sia per il rilancio dell’economia locale in generale, che per quello dell’economia agricola in particolare, perché potrebbe rappresentare il vero volano di crescita, prima dei piccoli territori e poi di tutto il Paese. In più di una occasione abbiamo chiesto un incentivo per l’affitto o la vendita di terre ai giovani agricoltori, così come abbiamo promosso un’agevolazione fiscale per l’avvio di attività turistiche a vocazione agricola da parte dei giovani, che spesso sono bloccati in partenza dagli alti costi di avvio di una attività, specie se commerciale. Se i ragazzi scappano dal posto in cui sono nati questo è destinato a morire. Il punto di partenza per restare non può che essere la terra.

Un rigraziamento all’On. Filippo Gallinella per la disponibilità a questa intervista che contribuisce ad informare su ciò che si è tentato di fare e si può fare per la ripresa e la valorizzazione della nostra economia e agricoltura nelle comunità locali.

Saluti
Mstatus

La prima intervista all'On. Filippo Gallinella: Intervista all'Onorevole Filippo Gallinella sul rilancio dell'agricoltura nazionale

Le altre nostre interviste: Interviste di Terra Domani FVG

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